Numidio Lab

Viola torna a casa

Non ha molto senso soffermarci sulle statistiche. Come capita in tanti altri ambiti della vita, i numeri dicono tanto ma non dicono tutto.

Oggi, nella Giornata contro la violenza sulle donne, per quale motivo dovremmo pensare solo ai numeri?

“Ci sono stati meno femminicidi dell’anno scorso! C’è più sicurezza!” gridano alcuni, altri invece urlano l’esatto contrario.

Di fatto, dall’inizio dell’anno fino al 25 ottobre 2023, i femminicidi in Italia sono arrivati a 100. Numero che, purtroppo, oggi è ancora più alto per via degli ultimi fatti di cronaca.

Il tema dalla violenza di genere è molto sentito ed è inutile nasconderci dietro un dito, è un tema che interroga tutti noi.

Non è un caso che proprio un film sulla storia di una donna costretta a subire percosse e umiliazioni stia trovando un così grande riscontro nel pubblico, di tutte le età.

Naturalmente stiamo parlando del film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”.

 

La violenza sulle donne in termini di umiliazioni, vessazioni, percosse, aggressioni, fino addirittura ai gesti più estremi, interroga spesso anche il mondo della comunicazione, quello dal quale noi di Numidio proveniamo e che studiamo da anni.

Tralasciamo, almeno oggi, lo “sfogatoio da bar” che vediamo in tv o sui profili social di qualche personaggio, più o meno noto, che cerca un metodo a buon mercato per empatizzare con i propri follower sfruttando un tema così delicato.

Di violenza sulle donne, di violenza di genere e di violenza di tutti i tipi – sui bambini, sulle persone diversamente abili, sugli anziani, sugli uomini – è immerso il mondo della comunicazione e dell’intrattenimento.

Non possiamo prenderci in giro.

La violenza attira l’attenzione del pubblico, fa vendere, tiene incollati allo schermo e impoverisce le menti.

Molti dicono che è esagerato criticare i cantanti, gli artisti, i registi, i giornalisti e i politici perché in fondo una strofa in cui una donna viene derisa è solo una canzone, un film è solo un film, una battuta volgare in tv è solo una battuta e così via.

Però a questo punto ci chiediamo: “Ma come si forma la coscienza di una società, di un Paese?”.

La Scuola e la Famiglia purtroppo sono in crisi e abbandonate al loro destino, lo sappiamo. Dovrebbero essere questi gli spazi di sicurezza entro i quali educare gli individui.

Eppure queste mancanze non possono assolvere la gran parte degli operatori della comunicazione e degli artisti che sponsorizzano le campagne contro la violenza sulle donne per poi svilirle un attimo dopo nelle loro canzoni, nei loro film, nei loro programmi.

Un percorso verso una società diversa è da compiere assieme, un passo alla volta, ognuno di noi, nei nostri territori.

Naturalmente questo messaggio di cambiamento diventa sempre più forte – a livello di comunicazione – ogni volta che attrae sempre più uomini disposti a lottare seriamente affianco alle donne in questa battaglia.

Tra l’altro, proprio in questi giorni, un segnale forte in tal senso arriva proprio dagli ultimi, dai dimenticati.

Infatti ci ha molto emozionato un progetto contro la violenza sulle donne che è nato in carcere, da alcune persone detenute nei carceri di Rebibbia e di Regina Coeli che frequentano i corsi di stampa serigrafica che l’Associazione Made in Jail tiene nelle patrie galere da oltre 35 anni.

Hanno realizzato due t-shirt che saranno messe in vendita per sostenere un progetto a favore delle donne vittime di violenza, sul quale vi terremo aggiornati.

La creatività è sicuramente uno strumento potentissimo quando è messa a servizio di un fine così nobile.

T-Shirt Campagna Donna Made in Jail – Grafica creata con Canva Pro

Un altro progetto concreto e interessante da segnalare, è un sistema di videochiamate attivo 24 ore su 24 tramite Instagram che permette alle donne che non si sentono sicure nel percorrere dei tratti di strada da sole di trovare qualcuno che tenga loro compagnia e che le faccia sentire più al sicuro.

Il progetto si chiama “Viola Walk Home”.

La videochiamata può anche essere prenotata in anticipo, in modo tale da garantire l’assistenza di un volontario che parli la lingua dell’utente. Il servizio conta sull’aiuto di 150 volontari che parlano in totale 17 lingue. Ad oggi, Viola Walk Home è disponibile sia in Italia che in Germania.

Inoltre ci sono anche 100 Punti Viola, ovvero luoghi in cui le persone in difficoltà possono rifugiarsi e ricevere supporto in caso di necessità.

L’applicazione permetterà in futuro agli utenti di videochiamare i volontari, di consultare le mappe con i tragitti più sicuri e di contattare in modo rapido le Forze dell’ordine in caso di necessità.

Questi progetti e questi strumenti sono preziosi ma naturalmente tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte in questa strada da percorrere tutti assieme.

Condividi su:

Autore

Marketing automation per l’e-commerce